Un anno che ti cambia la vita!

Esattamente fino a 12 mesi fa queste sei parole non rappresentavano altro che uno slogan pubblicitario nel mio immaginario, una di quelle frasi a effetto messe lì per cercare di attirare l’attenzione. Avevo maturato la decisione di presentare domanda per il Servizio Civile presso i Salesiani di Cibali dopo aver conosciuto il contesto tramite il tirocinio universitario. Decidere il progetto è stato semplice, “A scuola senza diversità”, un progetto di tutorato scolastico che corrispondeva in pieno ai miei interessi di tipo professionale. Il servizio civile, però, non è e non riguarda solo questo. Ho impiegato quasi un anno per capire quello che Letizia e don Luigi cercavano di trasmettere a tutti i volontari fin dai primi giorni: l’anno di Servizio Civile è il momento giusto per sperimentare sé stessi e le proprie possibilità, è il momento giusto per crescere, mettersi in gioco e spendersi per contribuire a costruire qualcosa di più grande. E così, superati i primi mesi di imbarazzo, pian piano ho imparato a conoscere le compagne con cui ho condiviso questo viaggio, a instaurare un meraviglioso rapporto di rispetto e stima con loro e con tutti gli operatori della scuola, ma soprattutto ho imparato a conoscere i ragazzi che mi erano stati affidati. Condividere con loro i vari momenti della giornata col tempo ha significato condividere gioie e problemi, speranze e sogni. Insieme a loro ho studiato, pranzato, giocato e sono cresciuta più di quanto potessi mai immaginare. È stato un anno ricco, intenso, anche se non sempre sereno. In ogni momento, però, ho avuto la fortuna di avere accanto persone che, nel quotidiano e con l’esempio concreto, mi hanno insegnato cosa voglia dire farsi prossimo dei piccoli, mi hanno insegnato qual è il carisma di don Bosco. Il grest estivo ha sicuramente rappresentato il momento più intenso di tutto l’anno. È stato il momento in cui io e le mie colleghe abbiamo sperimentato cosa vuol dire essere comunità, spendersi investendo tutte le energie che si hanno in corpo, salvo poi accorgerci che ciascuno dei bambini incontrati lungo il cammino ci aveva restituito molto più di quanto avremmo mai potuto donar loro. Adesso che questo anno sta giungendo al termine, cerco di fare un bilancio dell’esperienza e mi rendo conto che “Un anno che ti cambia la vita” non è solo uno slogan pubblicitario. A tutti quelli che si chiedono se valga la pena fare quest’esperienza, mi sento di dire “Si, assolutamente!”. Negli anni scorsi avevo presentato domanda presso altri enti ed ero sempre stata scartata, col senno di poi mi sono resa conto che tutti quei rifiuti erano solo tasselli di un progetto più ampio, perché non erano l’esperienza giusta per me. Questa era l’esperienza che dovevo fare, perché in questi dodici mesi ho conosciuto tantissime persone (che ringrazio adesso di cuore) che mi hanno aiutato a crescere e a cambiare in meglio. Perché è vero che il Servizio Civile ti cambia la vita, ma solo se hai un cuore disposto a farsi lasciare un segno da tutti quelli che incontrerai lungo il cammino.

La volontaria, Agata Scionti
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